Il nuovo album di Lazza: due anni dopo il successo di Sirio
Il quarto progetto discografico di Lazza, intitolato Locura, approda due anni dopo il successo travolgente di Sirio, album che ha ottenuto ben nove certificazioni di Platino e si avvia a diventare un probabile Disco di Diamante. L’uscita di questo nuovo lavoro è accompagnata da un inevitabile bagaglio di attese, pressioni e sfide complesse. La notorietà e i record accumulati in questi anni sono come bestie indomabili: possono esaltare, travolgere e perfino ferire chi li affronta, conducendolo verso la “pazzia”. Con Locura, il rapper milanese decide di confrontarsi a viso aperto con la fama, affrontando i suoi lati oscuri. Il disco, costituito da 18 tracce, esplora il rapporto controverso tra popolarità e sentimenti complessi, spesso contraddittori, che essa scatena, sia a livello personale che nelle relazioni. La direzione artistica è stata curata dal fidato produttore Drillionaire, e il risultato è un’opera solida dal punto di vista sonoro, sebbene presenti qualche fragilità narrativa, su cui ci soffermeremo più avanti. Sebbene alcuni critici abbiano accusato Lazza di eccessive “citazioni” da brani preesistenti, questo fenomeno rientra in un discorso più ampio che coinvolge l’intero panorama urban, un settore che, di recente, sembra in difficoltà nell’innovare il proprio sound.
Tra le tracce più rappresentative troviamo “Zeri in più” con Laura Pausini, una sorta di apertura nell’arena del disco, che richiama le atmosfere di Redrum di 21 Savage. Il progetto si muove tra rap e pop in modo fluido, alternando momenti distinti a una perfetta fusione dei due generi, creando un lavoro coeso e fortemente identitario. Da questo punto di vista, Lazza si distingue nettamente dai colleghi della sua generazione, grazie a idee melodiche innovative e soluzioni interpretative di grande impatto. Rispetto ai lavori precedenti, Locura segna una nuova tappa nell’evoluzione vocale dell’artista. Se nei dischi passati il cantato era sporadico e spesso legato a hit come Panico o Cenere, in questo progetto diventa una presenza costante e ben integrata con le barre rap. Brani come “Male da vendere”, “Canzone d’odio” e “Buio davanti” mostrano un Lazza completamente padrone del proprio timbro e delle sue molteplici sfumature, portandolo a livelli mai raggiunti prima. L’album non manca di momenti sperimentali: “Verdi nei viola”, cantata con un tono quasi soffocato, e “-3 (perdere il volo)” con Marracash, sono esempi di un approccio più audace. Allo stesso tempo, troviamo pezzi che strizzano l’occhio all’elettronica, come “Estraneo” con Gué, o al rap puro e crudo, come “Giorno da cani”. Le collaborazioni con Sfera Ebbasta e Ghali in “Fentanyl” e “Ghetto superstar” si rivelano vincenti, soprattutto il secondo brano, che ha già tutte le carte in regola per diventare un banger di successo. Locura è un disco ben costruito, privo di filler, che promette di brillare sia nelle classifiche che sul palco durante i live. Sul piano dei contenuti, Locura lascia però la sensazione di un’opportunità non pienamente sfruttata. Pur essendo presentato come un album frutto di profonde riflessioni personali, il lato più oscuro e “sofferto” della fama non emerge con l’intensità emotiva che ci si sarebbe aspettati. Brani come “Abitudine” (“morirei per un po’ di libertà”) o “Mezze verità” (“fai del bene dimentica, fai del male ricordalo”) offrono spunti interessanti, ma non riescono a costruire un immaginario davvero potente. Anche se testi come quello di “100 messaggi” si distinguono per la loro raffinatezza, manca quella capacità lirica che caratterizza i grandi autori, in grado di scuotere e far immedesimare l’ascoltatore nelle proprie emozioni. Locura rappresenta un passo avanti per Lazza sul fronte vocale e musicale, ma rimane un po’ statico nella scrittura. Tuttavia, l’artista si conferma una delle voci più influenti della scena italiana, capace di unire pop e rap in modo credibile e coinvolgente.