Enrico Costa, con “L’amore che resta”
Cosa rimane, nelle nostre vite, se ci svestiamo dall’indifferenza e dall’individualismo sempre più marcati nella società odierna, se, per un solo istante, ci fermiamo ad osservare, a riflettere non con una mente attanagliata e subissata da egocentrismo e pseudo-perfezione, ma con il cervello del cuore? Cosa resta, dentro e attorno a noi, se non l’amore? Da questo assunto, prende il via il nuovo viaggio in musica del cantautore casertano di origini pugliesi Enrico Costa, “L’amore che resta”.
Premiato lo scorso anno come miglior brano inedito allo storico concorso musicale Vota la Voce presieduto dal Maestro Enzo Campagnoli, e più recentemente alla nuova edizione del Festival Canoro Nota D’Oro con Presidente di Giuria Grazia di Michele, il brano, che ha superato i 100.000 streams a pochi giorni dall’uscita e ne conta oggi oltre 300.000, è la quintessenza in liriche e armonia di quel sentimento altissimo, puro e incondizionato che l’umanità sembra aver dimenticato, l’emblema in chiave pop dell’unica luce capace di dissipare ogni ombra, del solo battito in grado di apportare valore e senso a tutti gli altri.
Scritto dallo stesso artista in collaborazione con Giulio Iozzi, Andrea Papazzoni ed Andrea Secci ed arrangiato da uno dei più grandi tastieristi e arrangiatori a livello internazionale, il Maestro Bruno Illiano (già per Pino Daniele, Annalisa Minetti, Sal Da Vinci, Marco Masini, Gianni Togni e molti altri), “L’amore che resta” si posa su un tappeto sonoro elegante e minimale, per lasciare spazio ad un testo intriso di significato e suggestione, una poesia moderna e senza tempo a cui è impossibile rimanere indifferenti.
Con una modulazione vocale degna dei più grandi interpreti della scena cantautorale ed un’abilità espressiva che cattura e affascina i sensi sin dal primo ascolto, Enrico Costa dà voce al suono più intimo, antico e viscerale dell’universo intero, quello senza cui, nulla al mondo potrebbe esistere, quello che attraversa epoche, culture, generazioni e consuetudini senza mutare mai, quello che trascende da ogni cosa perché è parte di ogni cosa.
«In questo mondo ormai superficiale, dove non contano le piccole cose», “L’amore che resta” è un «fiore in un campo minato» che l’artista osserva e protegge per condurci a riflettere, e che mediante l’iconografia della sua penna, punta i riflettori sul presente e sul futuro che stiamo costruendo con le nostre stesse mani, trasformando in immagini cristalline, semplici, ma emotivamente disarmanti, la sempre più marcata perdita di valori, empatia e connessioni.